Arturo Sicari - Le mie canzoni | It’s a Man’s Man’s Man’s World notizie
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It’s a Man’s Man’s Man’s World 
      1. Play - Jones

James Brown

James Brown iniziò a comporre “It’s a Man’s Man’s Man’s World” nel 1963 (il titolo della canzone intendeva rendere omaggio al film “It’s a mad, mad, mad, mad world” uscito quello stesso anno) in collaborazione con Betty Jean New some, ma impiegò quasi tre anni per rifinirla.

Una prima versione del pezzo (caratterizzata dalla stessa progressione di accordi del brano “I cried”, che Brown aveva appena scritto con Bobby Bird per Tammi Terrell) fu provvisoriamente intitolata “It’s a man’s world”.

Dopo tre anni di gestazione, la versione definitiva di ” It’s a Man’s Man’s Man’s World” fu registrata in due sole take, il 16 Febbraio del 1966 presso i Talent Masters Studios di New York: la band di James Brown fu accompagnata in questa occasione da una sezione di archi diretta da Sammy Lowe e da un coro femminile (che fu rimosso poco prima della pubblicazione del singolo).

Il singolo di ” It’s a Man’s Man’s Man’s World” fu pubblicato ad Aprile e riscosse un enorme successo, raggiungendo la prima posizione della R&B Chart, la posizione #8 della Billboard Hot 100 e la #13 della UK Singles Chart.

L’apparente sciovinismo che contraddistingue il testo di “It’s a Man’s Man’s Man’s World” attribuisce ogni merito della moderna civilizzazione all’uomo (“you see man made the cars … man made the train … man made the electro lights”): tutto ciò rappresenta tuttavia un escamotage che, per contrasto, conferisce massimo risalto all’importanza della donna, senza la quale la vita di un uomo non avrebbe alcun significato (“but it would be nothing, nothing without a woman to care”).

Betty Jean Newsome (che ai tempi aveva una relazione con James Brown) scrisse il testo della canzone ispirandosi sia ad alcuni versetti della Bibbia sia all’osservazione delle dinamiche esistenti nei rapporti tra uomo e donna: la donna è naturalmente attratta da un uomo forte, che possa offrire sicurezza, anche dal punto di vista economico, a lei (“you know that man makes money…”) ed ai suoi figli (“man thinks of our little baby girls and the baby boys”), mentre l’uomo desidera quasi sempre una donna che sia al contempo moglie e madre, paziente, remissiva ed amorevole con lui ed i suoi figli.

Questa “organizzazione dei ruoli” ha sempre rappresentato un modello logico e razionale che nel nostro percorso evolutivo si è consolidato come “modello vincente”: la Newsome rivendica in ogni caso per le donne (pur all’interno di questo modello) un ruolo paritario ed affatto secondario, in quanto l’uomo, senza una donna che lo sostenga, non sarebbe altro che un’”anima persa” (“without a woman to care he’s lost in wilderness, he’s lost in the bitterness, he’s lost…”).

La sofferta esecuzione di ” It’s a Man’s Man’s Man’s World” la rese ben presto uno dei momenti più attesi di ogni concerto di James Brown (che volle includerla in ogni suo album registrato dal vivo); il suo lento e declamatorio incedere la rendeva infatti perfetta per lunghe divagazioni a proposito dell’amore, nonché adattissima ad essere inserita in suggestivi medley con altre canzoni.

Esistono anche due curiose “versioni italiane” di “It’s a Man’s Man’s Man’s World”: la prima, intitolata “Mondo di uomini”, fu incisa nel 1966 dall’allora esordiente Lucio Dalla (con un testo adattato in italiano da Sergio Bardotti e da Luigi Tenco), la seconda, “Se mi vuoi sempre bene” (con testo di Daniele Pace), fu invece incisa l’anno successivo da Nino Ferrer come lato B del singolo “La pelle nera”.